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A black column sculpture with five long ropes attached from the sides. The top of the column is painted white, with the work's title Flagellant in black letters, a red band underneath.

Ginkgo (1960), on display in Robert Indiana: The Sweet Mystery, Procuratie Vecchie, Venice. Photo: Marco Cappelletti; Artwork: © Morgan Art Foundation Ltd./Artists Rights Society (ARS), NY

All’interno delle numerosissime esposizioni che segnano la stagione della Biennale, a Venezia sono coincidenti alcune presenze statunitensi, che, a diverso titolo, rappresentano eros e il suo potere.

Alle Procuratie Vecchie (fino al 24 novembre) va in scena Robert Indiana, con una esposizione intitolata The Sweet Mystery e curata da Clare Lilley, con lo Yorkshire Culture Park. L’artista, scomparso nel 2018, è stato una figura centrale del mondo della produzione pop, specialmente per la celebre e imitatissima serie Love, che gli ha dato la celebrità, ed è stata spesso imitata. La sequenza che dà il titolo all’esposizione, nelle parole dell’artista, nasceva dalla prima (e sconvolgente per lui) lettura degli I Ching, da una foglia di Ginko biloba ("che era il mio Ying e il mio Yang, ma in chiave molto occidentale e, pericolosamente a olio su carta, un mezzo di espressione che non è permanente").